DAZI AMARI / Cinque anni fa, nell’ottobre 2019, #DimensioneAgricoltura, il periodico della Cia – Agricoltori Italiani Toscana, usciva con una prima pagina dedicata allo spettro dei dazi Usa sui prodotti agroalimentari italiani. Oggi, dopo la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, torna lo stesso timore.
Il presidente Fini fa appello a coesione e diplomazia. Export in Usa di cibo e bevande Made in Italy vale mezzo miliardo
«Contiamo su un lavoro diplomatico importante tra Europa e Stati Uniti anche per salvaguardare l’export agroalimentare Ue e Made in Italy. Non dimentichiamo quanto accaduto tra il 2019 e il 2021 per effetto della politica di Donald Trump sulla querelle Airbus-Boeing, ma auspichiamo si apra ora una stagione che tenga fuori il tema dazi». Così il presidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, sugli scenari possibili con il ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Alla tregua quinquennale sancita nel 2021 resta praticamente un solo anno – ricorda Cia – e occorre consolidare quello spiraglio di distensione che alla fine salvò i prodotti italiani – vino, olio e pasta in particolare- nella revisione delle liste merci Ue colpite dai dazi Usa, ma che fece, invece, tremare con una stangata del +25% il comparto dei formaggi, dei salumi e dei liquori italiani.
«Dunque affianchiamo lungimiranza a preoccupazione – commenta Fini -. Questa è l’occasione, ulteriore, per rafforzare seriamente la competitività dell’agroalimentare Ue e costruire un Green Deal davvero possibile ed efficace, come del resto sollecita, da tempo, il mondo agricolo che sta pagando un prezzo altissimo gli effetti delle crisi geopolitiche internazionali e, ancora di più, climatiche. L’Italia -sottolinea Fini- dovrà, in questo senso, farsi sentire dovendo salvaguardare circa mezzo miliardo di export di cibi e bevande Made in Italy che, ogni anno, arrivano al di là dall’Atlantico, con il vino che vede negli Usa il suo primo mercato di sbocco. Ciò varrà una riflessione a Bruxelles sulle strategie politiche e le risorse economiche da mettere in campo per dare un futuro nuovo alla nostra agricoltura».
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