Più incisività contro contenuti violenti e discorsi di incitazione all’odio, oltre all’eliminazione dei falsi profili. Pubblicato il Community Standards Enforcement Report
Dal social network di Mark Zuckerberg arrivano segnali di grandi manovre per quanto riguarda la vivibilità online. Sembra proprio che – dopo gli scandali degli ultimi anni – Facebook voglia rendere migliore la propria comunità “popolata” da oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo.
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Nell’ultimo anno sarebbero “comparsi” su Facebook 2 miliardi di account fake. Questi account sono stati poi eliminati, perché non conformi agli standard più restrittivi introdotti nell’ultimo periodo dal social network (la punta di 800 milioni di falsi account riguarda il periodo aprile-giugno 2018).
Questo è il dato che colpisce di più l’immaginazione: per ogni account vero in dodici mesi ne erano comparsi quasi altrettanti falsi. Nel rapporto si trovano tantissime altre informazioni sull’attività di controllo e miglioramento della Community.
Contenuti violenti
Sarebbero stati infatti 15 milioni i contenuti violenti eliminati dalle bacheche di Facebook tra luglio e settembre 2018 e queste operazioni sarebbero state facilitate dai nuovi standard, che consentirebbero di arrivare all’eliminazione dei contenuti prima ancora che gli utenti li segnalino.
Si parla di un’efficienza del 96% per il trimestre in questione. Un miglioramento sensibile se si pensa che i contenuti di incitazione all’odio eliminati nel periodo ottobre-dicembre 2017 si aggiravano intorno al milione (con un’autonomia intorno al 72% per l’eliminazione “preventiva”).
Incitazione all’odio
Altro dato quello dei discorsi di incitazione all’odio. Da un dato abbondantemente sotto i 2 milioni del periodo ottobre-dicembre 2017, si sarebbe passati a circa 3 milioni di “hate speech” eliminati nel trimestre luglio-settembre 2018.
Importante in questo caso il contributo degli utenti, Facebook agisce in autonomia nel 51,6% dei casi prima che vengano notificati da altri utenti (nell’ultimo trimestre preso in considerazione, un anno fa l’autonomia era sotto il 25%).
Segnali positivi, certamente, ma come sempre si potrebbe fare meglio. E i problemi relativi alla protezione dei dati, avuti da Facebook negli ultimi anni, sembrano continuare pesantemente a riflettersi sui dati economici.
Il social network cresce meno del previsto: i dati per l’ultimo trimestre parlano di ricavi intorno ai 14 miliardi di dollari (13,73 per l’esattezza) con una crescita del 33%. Era stata del 42% nel trimestre precedente e del 49% in quello prima ancora.
Un calo costante quindi, a cui si aggiunge l’ultima inchiesta del New York Times, in cui si sostiene che Facebook avrebbe provato a screditare gli avversari che l’accusavano per il furto di dati degli utenti e, per mesi, avrebbe cercato di insabbiare il problema fino trovarsi costretto a occuparsene quando divenne inevitabile e, probabilmente, quando era troppo tardi.
Per questo si parla di uno Zuckerberg arrivato a pensare alla chiusura di Facebook in più di un’occasione, anche recentemente, per cercare di riparare ai “buchi” relativi alla privacy. Anche se la chiusura avrebbe riguardato solo un numero ristretto di utenti.
Il “Community Standards Enforcement Report” è consultabile liberamente, in inglese, qui: https://transparency.facebook.com/community-standards-enforcement
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