Oggi, più che scrivere, ho provato a leggere, ascoltare e guardare. Tutto quello che ho trovato. È una storia talmente enorme che non mi sento di dire altro.
Per età ho fatto in tempo a vivere in mezzo a un piccola parte di quella storia e di quello che è seguito. Ho fatto in tempo a votare Partito Comunista Italiano. Ho conosciuto tanti che quella storia l’hanno vissuta più di me e da alcuni di loro ho imparato tanto.
Oggi siamo qui, cent’anni dopo, con tanti piccoli brandelli di quella epopea. Mi sento un po’ solo, con i ricordi belli, gli errori, le vittorie e le sconfitte.
Non rinnego nulla e nonostante i momenti difficili che stiamo passando – come mi ha consigliato un amico qualche settimana fa – cerco di vivere meglio che posso. Sono ancora curioso del futuro e questo penso possa aiutare.
Sui cento anni del PCI segnalo:
«In questi giorni si ricordano i 100 anni dalla nascita di quel Partito Comunista d’Italia, che fu il progenitore del PCI, che assunse quel nome solo nel 1943 per volere e per iniziativa di Togliatti. La differenza non era piccola, perché il Partito Comunista “d’Italia” era la sezione dell’Internazionale. Era d’Italia, così come poteva essercene uno “di Francia”. Il Partito Comunista Italiano era una parte della società italiana. Questa credo fu, io credo, la caratteristica più profonda, più originale di questo partito.
Ma proprio questo ci spiega quello che sta accadendo: le decine di pubblicazioni, le pagine dedicate dai maggiori giornali e la partecipazione, nelle forme possibili nel tempo della pandemia, di tantissime persone. Una partecipazione emotiva, oltre che intellettuale, a questo ricordo del comunismo italiano. Perché il comunismo italiano è stato parte della vita di milioni di italiani ed è stata una esperienza che viene ricordata da molti con rimpianto e nostalgia, ma anche, da chi fu avversario di quel movimento, con rispetto.
Non credo ci sia nessun Partito Comunista al mondo, nessun partito scomparso da trent’anni che venga ricordato nel modo in cui oggi l’Italia ricorda il PCI. Per la traccia profonda che questo partito ha lasciato nella storia, nella memoria e nella cultura italiana.»
(Massimo D’Alema)
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